Nel decostruttivismo le forme pure dell'architettura tradizionale sono contaminate e "perdono la ragione". Le figura geometriche elementari, fatte di stabilità, armonia, sicurezza e ordine, perdono la loro integrità e si aprono alle impurità, evolvono in volumi contorti e diventano geometria sghemba. Già in passato il classicismo ha lasciato spazio al barocco, poi c'è stato Gaudì, ora tocca ai decostruttivisti. Nel 1988 al MoMA di New York una mostra sul decostruttivismo pone fine all'architettura post-modernista e lancia sulla scena sette nuovi protagonisti. Quattro di loro esprimono una trasgressione del design con linee sottili e taglienti: sono il polacco Daniel Libeskind, l'olandese Rem Koolhaas, l'iraquena Zaha Hadid e la Coop viennese Himmeblau. Poi c'è l'intellettuale Peter Eisenman, la professionalità di Bernard Tschumi e il genio di Frank Owen Gehry.
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