Negli anni '60 alcuni architetti italiani, anzichè ricreare le città da zero come facevano i razionalisti, iniziarono a studiarne la storia, analizzandone la forma, la morfologia urbana e ricostruendole cercando di dare risposta alle nuove esigenze. Si proposero di costruire nuovi edifici in maniera sensibile e fantasiosa, con consapevolezza nei confronti del passato. Il movimento emerse in Italia dove erano maggiori le opportunità di imparare da città ricche di storia. Il fondatore del movimento neorazionalista è stato Aldo Rossi, che ha raccolto tali riflessioni in "L'architettura della città" del 1966. Ispirato dai dipinti di Giorgio De Chirico, nel cimitero di Modena Aldo Rossi evoca piazze e vie cittadine con forme pure e dall'aspetto monumentale ispirandosi alle opere di Ledoux e Boullée. Lo stesso si può dire per il Quartiere Gallaratese e per il Teatro Carlo Felice di Genova. Anche Giorgio Grassi lasciò uno scritto in merito: "La costruzione logica dell'architettura". Altri architetti neorazionalisti furono Alvaro Siza, con le forme apparentemente semplici del Centro Galego de Arte Contemporanea a Santiago de Compostela, Mario Botta, con le forme accentuate ed evocative dei suoi edifici, Mathias Ungers in Germania, con l'accostamento di edifici nuovi accanto ai vecchi aggiungendo un pò di novità e di movimento alla configurazione urbana storica.
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